Da diversi anni l’esecutivo cantonale lavora assiduamente al miglioramento della gestione logistica dei servizi e, quindi, degli uffici dello Stato. In questo contesto si inserisce anche la riorganizzazione o meglio, la ricollocazione e centralizzazione del terzo potere dello stato, quello giudiziario. Si tratta di un progetto che vuole dare una sede istituzionale alla magistratura, oggi dislocata tra Locarno, Bellinzona e appunto Lugano e lo farebbe attraverso l’acquisizione di uno stabile, l’EFG di Lugano progettato da Mario Botta. Uno stabile di indubbio valore architettonico che non solo fa parte del patrimonio del Cantone ma che simbolicamente verrebbe contemporaneamente associato, agli occhi della cittadinanza tutta, alla Giustizia cantonale.
Un progetto importante ed oneroso visto che oltre agli 80 milioni necessari per l’acquisto bisognerà spenderne altri 56 per la sua ristrutturazione. Inoltre, per la ristrutturazione e l’adeguamento dello stabile di via Pretorio ne serviranno altri 83 e 5 milioni per la sede provvisoria di via Bossi. Sono tanti i milioni da spendere per un servizio cantonale da mantenere a Lugano ma va forse ricordato che Lugano versa agli altri comuni del Cantone, attraverso le varie perequazioni, 45 milioni di franchi all’anno che sono 1/6 delle imposte pagate dai luganesi. I tempi di realizzazione potranno essere meglio definiti una volta concretizzata la progettazione ed il relativo piano finanziario; un processo ancora lungo. Come lunga è la negoziazione che il Consiglio di Stato sta cercando di portare avanti con la Commissione Gestione e Finanze. Una discussione iniziata, lo ricordo, a novembre del 2019 e che ancora oggi, malgrado le rassicurazioni dell’esecutivo cantonale sull’ottimale impiego di tutti gli spazi, è ferma ad un laconico “disponibilità al dialogo” da parte di alcune aree politiche. La lettera inviata alla Gestione poco più di un anno fa dal Consiglio di Stato conteneva, neanche tanto velatamente, insieme a 4 domande per il Gran Consiglio una proposta, o meglio, un compromesso che definirei di “inefficienza necessaria” pur di smuovere le acque. Mi chiedo se non sarebbe ora che la politica pedali alla velocità del mondo reale, di quel mondo con cui cittadine e cittadini di questo Cantone si confrontano ogni giorno. Restare imbrigliati “nel campanilismo”, fa perdere tempo, fa lievitare i costi ed è inefficiente. A chi crede che il luganese, in virtù dei suoi quasi 146’000 mila abitanti (42% della popolazione cantonale) possa fare valere questo primato per accentrare ogni attività statale ogni qualvolta questo sia possibile, voglio ricordare che non è così già oggi, ne lo sarà domani. Ogni comune, ogni distretto, ogni regione ha le proprie peculiarità e le proprie caratteristiche ed è importante, anzi fondamentale, riconoscerne il valore, l’importanza e il potenziale alla luce di progetti strategici futuri, siano essi nel campo dei servizi, dell’imprenditoria, del turismo o della cultura. In questo senso, già oggi, Bellinzona è considerata Città dell’amministrazione e da qualche anno città dell’innovazione, Locarno, meritatamente, è riconosciuta come Città del Cinema e principale polo turistico del Cantone. Domani, auspicabilmente, Lugano città della Giustizia.