31 Marzo 2025
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Latte – l’oro delle Alpi non brilla più

Latte – l’oro delle Alpi non brilla più

Il latte, alimento che suscita grandi emozioni in tutti noi, legate alla nostra infanzia, al nostro territorio e alle nostre tradizioni ha fatto notizia a più riprese negli ultimi mesi. Il settore lattiero in Ticino sta attraversando un momento estremamente critico e anche la politica se n’è accorta. Tanto da presentare un’interpellanza firmata da deputati di tutti i principali partiti presenti in Parlamento dal titolo “produttori sull’orlo del baratro”. E c’è del vero perché il nostro territorio è orfano già oggi di uno dei prodotti più amati, il latte pastorizzato (bio e non) dalle nostre montagne che manca sugli scaffali dei negozi da oltre 6 mesi.
In questo contesto è comprensibile che coloro che sono in possesso di capacità produttive adatte approfittino della loro posizione di vantaggio e ci mancherebbe. Va sottolineato che le istituzioni e gli attori che si occupano del mondo del latte stanno cercando con tutte le loro forze di riscrivere la storia, per dare un futuro a questo settore. Poi però ci dovrebbe pensare il mercato e l’affezione dei consumatori e delle consumatrici per l’uno o l’altro prodotto caseario a decretare il vincitore e non un ricorso, anche se lecito. Tutti devono essere consapevoli che il futuro di molte famiglie contadine e aziende soprattutto di piccola taglia è oggettivamente a rischio.

A questo punto del discorso sarebbe però necessario un distinguo tra i due mercati: il formaggio e le sue declinazioni dal latte fresco ticinese pastorizzato, che oggi non può venir prodotto. Il lettore attento starà pensando, “in effetti un caseificio c’è già e la LATI è andata in fallimento – quindi a che scopo costruire un altro caseificio?”.
Questa confusione è il sintomo del malessere di un settore che pensa prevalentemente alla produzione lattiera, mentre oggi ciò non basta più. Bisogna pianificare e organizzare la filiera come sistema. È necessario tener conto dei costi di produzione, della massa critica, delle distanze di trasporto, della trasformazione del latte, dei desideri del consumatore (in termini di prodotto e imballaggio) e della promozione di marchio e prodotti.

Ciò che ha funzionato nel passato non sarà per forza successo nel futuro e potrebbe servire una strategia per l’intera filiera del latte. Una strategia coerente e obiettiva porterebbe gioco forza a decisioni scomode e dolorose, ma chi deve decidere nel nostro cantone fa notoriamente fatica a “scontentare”. Posso sbagliarmi ma temo che questo lusso non possiamo più permettercelo.
La domanda di fondo resta: cosa si vuole fare? La risposta non sembra esserci o perlomeno non è ancora conosciuta al pubblico. Se il “Piano Marshall del latte ticinese” non ha ancora visto la luce, allora abbiamo l’opportunità di rimettere a zero le lancette e ripartire, non dalla materia prima, ma da un’idea imprenditoriale, comprensiva di tutti gli aspetti indicati sopra. Siamo di fronte ad una decisione difficile me ne rendo conto: favorire gli interessi di parte o cogliere l’opportunità di rivedere il sistema e far tornare a brillare l’oro delle alpi.

Paolo Morel, Presidente PLR Lugano

Articolo pubblicato su Ticinonews.ch il 25 marzo 2025

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Autore

Paolo Morel

Paolo Morel è il presidente della sezione di Lugano del Partito Liberale Radicale dal 2022. Dopo una formazione bancaria e un'esperienza aziendale come CFO, ha ricoperto ruoli nel management di alcune delle principali fiduciarie private della piazza ticinese. Nel 2009 decide di fare il passo d'ingresso nel mondo dell'imprenditoria, fondando PM Consulenze, un'azienda che, in pochi anni, si è affermata sul territorio come uno dei principali attori del settore fiduciario.