Nelle scorse settimane si è parlato molto del fenomeno Airbnb. Il 28 ottobre il Consigliere comunale del PLRT Nicola Pult ha segnalato una realtà sempre più preoccupante perché intere famiglie vengono sfrattate per far spazio al business degli affitti brevi. L’autore dell’articolo (leggi qui)ricorda giustamente che le autorità si trovano ad affrontare un problema complesso perché, se da un lato il turismo genera ricchezza, dall’altro si corre il rischio di desertificare il tessuto urbano e, in particolare, il centro città. Il 4 novembre il Tages Anzeiger pubblicava un ampio articolo, basato sull’analisi dei dati della società Airdna, nel quale segnalava che le città svizzere faticano a frenare l’espansione di Airbnb e ciò ha conseguenze sull’aumento degli affitti. Secondo il quotidiano zurighese il limite dei 90 giorni, introdotto anche in Ticino a partire dal 2022, non riesce a contenere questa crescita perché i controlli sono carenti per mancanza di risorse. L’articolo afferma che Lugano, dal 2019 ad oggi, ha registrato una crescita dell’80% di affitti brevi. Ciò deve preoccupare non solo gli inquilini ma anche i proprietari di appartamenti in condominio. Questo genere di proprietà si è molto diffuso negli ultimi lustri e, di solito, chi acquista lo fa per risiedervi. Considerato che, fino a pochi anni fa, il fenomeno Airbnb era sconosciuto alle nostre latitudini i Regolamenti condominiali non proibiscono espressamente l’affitto breve e alcuni proprietari si trovano ad affrontare un via vai indesiderato. Sempre il 4 novembre questo giornale segnalava che la prostituzione si sposta negli appartamenti tipo Airbnb e citava la Polizia comunale di Lugano che confermava il fenomeno. L’ultima notizia è del 7 novembre: intervistato dal CdT il vice presidente dell’Associazione degli inquilini Adriano Venuti affermava che, attualmente, a Lugano ci sono dieci palazzi destinati a questo tipo di offerta. Affermava inoltre che gli inquilini di un intero stabile in via Vegezzi, in pieno centro città, hanno ricevuto disdetta dalla società che possiede alcuni dei dieci palazzi citati. Queste notizie sono preoccupanti. Il Consiglio federale, nell’opuscolo di presentazione della votazione del 24 novembre sulla sublocazione, afferma che regole più chiare sono necessarie anche a causa della diffusione delle piattaforme online che favoriscono gli abusi. Un SI popolare sarebbe dunque utile per contrastare il fenomeno. Nel frattempo alcune città svizzere prendono provvedimenti. Il numero 3/24 della rivista Inforum, di Espace Suisse, afferma che la città di Berna, dal 2022, ha introdotto norme che impongono l’abitazione primaria in alcune parti del centro urbano. Lucerna, dopo una votazione popolare, ha adottato un Regolamento che entrerà in vigore il 1.1.2025. Pure Interlaken possiede norme pianificatorie per ridurre l’attrattività del fenomeno. Si tratta di località turistiche che possono servire da esempio.
Giancarlo Ré