Lugano, perla del Ticino, è una città che si affaccia tra le montagne e il suo lago cristallino, attirando migliaia di turisti ogni anno. Tuttavia, dietro questa facciata scintillante, si cela una realtà sempre più preoccupante: famiglie, studenti e lavoratori sfrattati dalle loro case per far spazio al business degli affitti brevi. Con la crescente pressione del turismo e l’espansione degli Airbnb, la politica locale si trova ad affrontare un dilemma complesso, dove gli interessi economici si scontrano con il diritto all’abitazione. Ma cosa comporta la perdita di una casa in pieno centro, quando le decisioni politiche potrebbero evitare questo esodo forzato?
Mentre per una parte del settore turistico potrebbe essere un’opportunità, i proprietari vedono nelle loro proprietà un mezzo per massimizzare il profitto, trasformandole in strumenti economici.
Ma se da un lato il turismo genera ricchezza per la città, dall’altro aumenta il rischio di una desertificazione del tessuto urbano, con i residenti spinti a cercare alloggi altrove.
Il fenomeno degli Airbnb è ben più di una semplice questione di mercato: rappresenta un importante nodo politico ed economico. Da una parte, chi sostiene il libero mercato vede negli affitti brevi un’occasione per incrementare le entrate fiscali e attirare turisti. Dall’altra, chi vive la realtà quotidiana di Lugano denuncia l’aumento del costo della vita e la difficoltà di trovare case in affitto a lungo termine. L’esperienza di città come Berlino e Barcellona, che hanno già introdotto regolamentazioni severe per arginare l’impatto degli affitti brevi, dimostra che un intervento normativo non solo è possibile, ma necessario.
La politica locale si trova davanti a una sfida complessa: conciliare la crescita economica derivante dal turismo con la necessità di mantenere una città vivibile per i residenti. In un mercato immobiliare sotto pressione, l’aumento degli sfratti e la crescente difficoltà di accesso alla casa richiedono interventi rapidi. Le politiche di regolamentazione non dovrebbero puntare solo a limitare i danni, ma a promuovere un modello di crescita che sia sostenibile e inclusivo, dove il profitto economico non comprometta il benessere sociale. Le istituzioni devono agire affinché rimanga una città in cui non solo si può fare business, ma anche vivere, crescere e lavorare. Se non si affronta il problema, Lugano rischia di perdere la sua identità, diventando un luogo in cui gli interessi economici prevalgono su quelli della comunità. È ora che la politica assuma un ruolo proattivo, trovando un equilibrio tra il profitto immediato offerto dal turismo e la sostenibilità sociale a lungo termine.
Nicola Pult