Nel fine settimana del 3 marzo assisteremo ad un confronto generazionale, nel quale gli interessi delle giovani generazioni rischiano una grave sconfitta. Il confronto è fra chi è anziano oggi o lo sarà a breve e coloro che anziani lo saranno solo fra molti anni. Il tema è l’AVS, istituzione simbolo del nostro sistema sociale, una conquista direi della capacità del nostro Paese di sviluppare modelli vincenti, nei quali la solidarietà gioca un ruolo importante: solidarietà tra generazioni innanzitutto, perché le rendite vengono finanziate soprattutto dalla cosiddetta popolazione attiva, nella convinzione che le future generazioni faranno lo stesso. Ma anche solidarietà sociale, poiché chi guadagna di più sostiene gli assicurati meno abbienti versando contributi più consistenti di quanto sarebbe necessario per il finanziamento della propria rendita di vecchiaia, mentre i disagiati ricevono maggiori prestazioni rispetto a ciò che spetterebbe loro in base ai contributi che hanno versato. A confronto vi saranno le idee dei figli e nipoti dei fondatori del sistema, nato nel 1948 da una collaborazione fra tutte le forze politiche e fra i partner sociali allora rilevanti. È quindi interessante constatare quali sono i punti di vista che hanno ispirato i promotori delle due iniziative in votazione. La prima, voluta dalla sinistra e in particolare dal mondo sindacale, mira all’introduzione di una 13. rendita mensile anche nel sistema AVS e motiva quella proposta quale passo necessario per combattere la povertà nella vecchiaia. La seconda invece è stata lanciata dal movimento giovanile liberale radicale, appoggiato nella raccolta delle firme anche dai giovani UDC, e non ha obiettivi di benessere immediato ma vuole garantire a lungo termine un’efficace sopravvivenza dell’AVS. Almeno una parte della gioventù è preoccupata che le rendite AVS potrebbe anche non mai riceverle e propone quindi di rallentare l’accesso al pensionamento per tenere in equilibrio anche in futuro le entrate e le uscite del fondo AVS. Dall’altra parte l’establishment dell’attuale sinistra propone invece una rendita supplementare a favore di tutti gli over 65 che provocherà ogni anno un maggior costo di più di 5 miliardi che non puo’ essere finanziato con le risorse attualmente a disposizione. Il suo punto debole è che la nuova rendita non è espressione di solidarietà, poiché la riceveranno tutti e in misura addirittura diversa perché chi ha rendite più alte riceverà una «tredicesima» più alta. E trascura la realtà, poiché gli anziani di oggi beneficiano in gran parte non solo della rendita AVS, ma anche della pensione che deriva dalla previdenza professionale. I sondaggi danno perdenti i giovani e vincente la sinistra, ma io spero che quelle previsioni, elaborate prima di una vera informazione della popolazione, si invertano. La proposta della «tredicesima» tradisce il sistema AVS poiché non si ispira ai doppi obiettivi di solidarietà che hanno ispirato i suoi fondatori, socialisti compresi, e puzza di populismo. I giovani promotori dimostrano invece con la loro iniziativa, certo non molto popolare poiché propone un rallentamento del passaggio dal mondo del lavoro alla pensione, di perseguire visioni equilibrate e non popolarità. La loro iniziativa è saggia, poiché ogni specialista sa che quel rallentamento è indispensabile e può anche essere ben sopportato da tutti, anche dai meno abbienti: il vero strumento che offre il sistema AVS agli anziani in difficoltà finanziaria è quello delle rendite complementari, di cui possono già beneficiare tutti gli anziani che ne hanno bisogno. La vera solidarietà sarebbe stata lavorare per migliorare quel sistema, ma l’occasione è andata purtroppo perduta.
Fulvio Pelli, già presidente del PLR svizzero