Tutto ha inizio il 23 marzo 2011, 12 giorni dopo la catastrofe di Fukushima. Il Consiglio federale domanda al DATEC (Dipartimento federale per l’ambiente, i trasporti, l’energia e la comunicazione) di rivedere la strategia energetica e di attualizzarne le prospettive al 2035.
Sette anni dopo, il 21 maggio 2017, il popolo svizzero accetta la revisione della legge sull’energia, conosciuta come Strategia energetica 2050, che sancisce le seguenti linee guida principali: ridurre il consumo di energia, migliorare l’efficacia energetica, promuovere energie rinnovabili e divieto di costruire nuove centrali nucleari. Obiettivo: ridurre la dipendenza dall’importazione di energia di origine fossile e promuovere le energie rinnovabili indigene, il tutto con investimenti per creare nuovi posti di lavoro. Questo è il quadro giuridico teorico di SE 2050. Ma poi, a settembre 2021, il ministro dell’Economia realizza un video dove mette in guardia la popolazione su verosimili problemi energetici di entità tale da non escludere blackout o contingentamenti. Cinque mesi dopo la Russia invade l’Ucraina. Cosa è successo dal 2017 ad oggi? Probabilmente troppo poco… Quello che sappiamo è che la tendenza del consumo di energia è al rialzo, siamo sempre più dotati di apparecchi elettrici. Secondo l’Ufficio federale dell’energia, il numero di dispositivi elettrici in Svizzera è aumentato di quasi il 42% tra il 2002 e il 2020. E le innovazioni attuali prevedono di rendere elettrici e connessi il maggior numero possibile di oggetti. Per raggiungere i suoi obiettivi climatici la Svizzera deve aumentare in modo massiccio la produzione di elettricità solare. Le installazioni fotovoltaiche su case ed editrci monofamiliari giocano un ruolo cruciale in questo senso. Ma la redditività del fotovoltaico sul tetto dipende molto dalla remunerazione locale dell’energia solare e dal prezzo dell’elettricità. Molti operatori pagano troppo poco e quindi frenano l’espansione del fotovoltaico e il ritorno “nanziario di un tale investimento dipende fortemente dalla posizione dell’abitazione e dall’operatore della rete elettrica locale. Sembrerebbe che solo nella metà delle 2.067 città e Comuni svizzeri analizzati il proprietario di una casa a gas trae vantaggio dall’installazione di pannelli solari. Esistono però dei virtuosi, piccoli ed ingegnosi, che non sono rimasti con le mani in mano aspettando che una soluzione venisse calata dall’alto. Il villaggio di Thierrens, nel Canton Vaud, è uno dei primi distretti della Svizzera francese ad essere quasi al 100% autosufficiente dal punto di vista energetico. Per raggiungere l’autonomia totale, Thierrens punta sullo stoccaggio dell’elettricità prodotta in eccesso. A tal “ne, le batterie di seconda mano saranno installate nelle cantine. Senza arrivare a tanto credo sia arrivato il momento che Lugano si doti di un piano energetico strategico che tenga conto delle differenze del nostro territorio: centro storico, centro densamente popolato, aree decentralizzate meno densamente popolate come quelle collinari. Non tutte le soluzioni tecniche attuali, e sono molte, si prestano ad essere impiegate efficientemente in ogni situazione. Dovremmo altresì dotarci di un quadro normativo equilibrato che favorisca non solo le sinergie tra pubblico e privato a seconda delle zone considerate, ma anche, là dove più opportuno, la competenza esclusiva se questa è più efficace. La nostra rete di distribuzione è stata oggetto negli anni di accurata manutenzione e costante risanamento. Di sicuro essa potrebbe sopportare non solo carichi di lavoro più elevati ma soprattutto più efficienti in funzione dell’energia disponibile. Oggi gas, domani forse idrogeno o altre nuove tecnologie. Pensiamoci!
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